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Licia

C’era una volta una donna di nome Licia che, notte dopo notte, provava a dormire ma nonostante fosse stanca non vi riusciva. Nel buio trovò persone, emozioni, sogni ad occhi aperti, insomma tutto tranne il sonno. Un giorno leggendo delle fiabe tra le righe che narravano di castelli, boschi, principesse, balli e scarpette scoprì qualcosa che le apparteneva, qualcosa che appartiene a tutti noi: vendetta, punizione, ossessione, inquietudine, solitudine, morte, fallimento. Licia così decise di regalare una notte insonne a tutti coloro che avrebbero avuto voglia di ascoltarla.
Capì che il linguaggio semplice delle fiabe racconta quelle emozioni che non si riescono ad ammettere altrettanto semplicemente.

Hai mai desiderato vendetta?
E l’hai mai ammesso con la stessa violenta
convinzione con cui l’avete desiderata?

Le parole di Licia si insinuavano nelle menti degli ascoltatori che si ostinavano a fingere di essere lontani dal mondo di cui Licia parlava.

Racconteresti mai a un bambino
di quanto ardentemente Cenerentola, proprio come te,
abbia pensato a una giusta punizione per le sorellastre?

Le immagini che Licia disegnava si abbattevano come un uragano su chiunque ascoltasse, che inerme si lasciava travolgere dalle più fisiche delle emozioni. Il corpo di Licia raccontava, libero da qualsiasi inibizione. Non c’era una definizione di giusto o sbagliato, esisteva solo ciò che il corpo sperimentava e che esprimeva attraverso un urlo che finalmente non doveva essere soffocato. Le parole si confondevano con la musica, un unico incessante suono e adesso anche i pensieri degli ascoltatori andavano a ritmo. Licia, ancora una volta, si era fatta strada tra gli ipocriti a martellate rompendo convinzione dopo convinzione, pregiudizio dopo pregiudizio.

Erano tutti in un’apnea carica di turbamento.
Senti il canto straziato della Sirenetta che muore per amore ?
Senti la schiuma che si dissolve nell’acqua?
“Oh boy you’ve left me speechless,
You’ve left me speechless, so speechless…”

cantò Licia,
ma furono gli ascoltatori a sentirsi senza parole, senza fiato.
Licia si lasciò avvolgere dal buio e guidata dalla musica, passo dopo passo, se ne andò.

Riuscì la nostra eroina a dormire almeno quella notte?
E tu?

Denise Aluzzi
Sono Denise Aluzzi e ho 20 anni. Sono una studentessa al secondo anno di Infermieristica e sono appassionata di teatro. Fin da piccola alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” ho sempre risposto di voler aiutare le persone e ogni giorno cerco di raggiungere questo obiettivo mettendo quello che il teatro mi ha insegnato e mi insegna in tutto ciò che faccio, perchè credo che aiutare tramite l’arte sia uno dei migliori modi per farlo. Vorrei essere una delle penne civiche perchè quello che vediamo sul palcoscenico è solo una piccola parte del lavoro e del sacrificio che è stato fatto per giungere a quel risultato. Dietro ad ogni spettacolo c’è tutto un mondo che vorrei scoprire perchè so quanto è difficile,coraggioso ma allo stesso tempo emozionante arrivare alla fine. Mi piacerebbe condividere con voi anche questa esperienza e far parte delle penne civiche.